Il Coronavirus ha cambiato le nostre vite. Come possiamo accettare la nostra nuova quotidianità e rimanere positivi in questo momento difficile?
Il Covid-19 è irrotto nella nostra vita e l’ha cambiata in molti suoi aspetti in pochissimi giorni. Questo è successo in misura diversa per tutti noi. Qualcuno sta affrontando la malattia, qualcun altro sta affrontando con dolore la perdita improvvisa di persone care, tutti gli altri, i più fortunati, si sono trovati a dover riadattare le proprie abitudini di vita, in maniera inaspettata, nel rispetto delle misure di sicurezza imposte. Dinanzi a questi cambiamenti la reazione è quella del trauma. Il trauma per definizione è qualcosa che accade in maniera improvvisa ed inaspettata, come un qualcosa che metaforicamente “cade” addosso, e che richiede un adattamento delle nostre abitudini.
L’altro da me è un nemico e nello stesso tempo una persona da proteggere
Nessuno di noi poteva immaginare prima di due mesi fa che si sarebbe trovato a vivere nel bel mezzo di una pandemia, che avrebbe stravolto le vite nostre e dei nostri cari. Chi mai lo avrebbe detto, soltanto poche settimane fa, che un comportamento al quale siamo stati “educati” sin da bambini, come quello di abbracciarsi con le persone care, salutare anche solo i conoscenti con un bacio che sulla guancia che questo sarebbe stato proibito? Ecco che qui entra in gioco la socialità ed il contatto. Purtroppo il veicolo di trasmissione di questo nemico invisibile sono le relazioni sociali. Questo fa si che siamo portati, non per nostra volontà, a considerare l’altro in questo momento come il potenziale nemico, ed allo stesso tempo a proteggere l’altro da noi stessi, sia che si tratti di un estraneo, di un conoscente o di un familiare. Stiamo assistendo ad un cambiamento profondo del modo di vivere i rapporti umani ed affettivi, che coinvolge tutte le generazioni e i ceti sociali.
È risaputo che non tutti reagiscono allo stesso modo dinanzi alla stessa situazione!
Alcune persone hanno più difficoltà a restare in casa rispetto ad altre, altre invece si sentono al sicuro in casa, e guardano con terrore il ritorno alla “normali
Si potrebbe pensare a queste due tipologie come diametralmente opposte, ma non è così. Sono solo due tipologie di persone che reagiscono alla paura in modo diverso. Alcune mettendo in atto un meccanismo fobico, di ritiro e chiusura, e come dei ricci, che si chiudono a palla. Questi vivono una situazione di forte, disagio, sicuramente più manifesta e riconoscibile.
Altri, invece negano ogni timore, e mettono in atto una reazione contro-fobico di negazione ed allontanamento del problema. Un comportamento tipico è quello di cercare notizie a conferma dell’ipotesi che il virus non sia poi così pericoloso, o ancor peggio di violare le imposizioni di costrizione. Il loro meccanismo di difesa dal punto di vista psichico è efficace, perché è inconscio. Non esperiscono la paura, la rimuovono. Se i primi sono dei ricci, questi potrebbero essere paragonati a dei daini che corrono incontro ad un incendio. Non è detto che questi ultimi siano più sereni, e provino meno paura, soltanto non riescono a mettersi in contatto con l’emozione di base, che in entrami i casi, è la stessa. La paura!
Cos’è la paura?
La paura è un meccanismo biologico salvifico. Una sorta di campanello di allarme che ci avverte da un pericolo. Senza di essa ci saremmo estinti milioni di anni fa. È soltanto grazie all’emozione della paura che gli uomini primitivi sono riusciti a sopravvivere in condizioni ambientali pericolose, e, come ci insegna la teoria evoluzionistica, ci insegna che gli individui che provavano più paura sono stati anche quelli che si sono riprodotti, e così questa emozione è diventata fondamentale per il nostro sistema, tanto che alcune paure, come quella dei serpenti e del buio, sono innate, vuol dire che i bambini, già in fase pre-linguistica, alla vista di un serpente scapperanno, indipendentemente dalla cultura di appartenenza.
La paura è tra tutte le emozioni è la più “basica” la più automatica, quella che meno necessita di una mediazione cognitiva e quando viene attivata finisce per prevalere su tutte le altre, e proprio per questo a volte, mossi da essa si finisce per compiere azioni che possono addirittura mettere in pericolo la propria sicurezza. Pensiamo alle immagini eclatanti della gente che ha affollato le stazioni del nord poco più di un mese fa!
Anche il disturbo ipocondriaco, è caratterizzato da una polarità opposta di comportamento: da un lato coloro che si sottopongono molto di frequente a visite mediche, ed analisi; dall’altro coloro che rifuggono da questo. Entrambi i comportamenti sono frutto da una grossa paura, che in un caso porta al distanziamento, nell’altro alla ricerca continua di una patologia. Questi ultimi saranno probabilmente più longevi!
Per alcuni di noi l’angoscia è così forte, che mettiamo in atto un tipico comportamento di fuga. E come tutte le reazioni all’angoscia, non è detto che siano consapevoli. Alcuni di noi si rendono conto di ciò che provano, altri agiscono e basta. Non tutti abbiamo il cervello uguale, non tutti sono portati all’introspezione.
Che cosa fare per affrontare lo stress senza imbarcarsi in comportamenti a rischio?

- Prendere atto della propria paura. Rendersi conto di essere spaventati e che è una reazione normale. Prendere atto della propria paura aiuta anche a non diffonderla, perché una delle grandi leggi umane è che anche i sentimenti repressi agiscono su di noi e sugli altri. E ai vostri bambini è meglio dire che siete un pochino spaventati, piuttosto che trascinarli via da casa loro in un momento di emergenza, o al contrario tenerli in casa anche quando non sarà più necessario!
- Evitare la sovra esposizione ai mezzi di informazione. Concedetevi degli orari durante la giornata in cui guardate notiziari e programmi di informazione. Io consiglio due momenti durante la giornata, uno al mattino a l’altro al pomeriggio. Ma mai la sera! Quello deve restare un momento rilassante, in cui vedere un film a lieto fine, magari con i vostri figli.
- Informarsi soltanto da fonti che ritenete affidabili e sicure, e senza l’angoscia di essere continuamente esposti a messaggi magari contrastanti e preoccupanti. Ad un certo punto, bisogna dare uno STOP immaginario alla continua ricerca della notizia “giusta”, poiché tenderemo sempre, per un bias cognitivo, a dare più credito tra tutte le notizie, a quella che confermerà la nostra paura di fondo. Questo vale soprattutto in questo momento che ci stiamo apprestando ad affrontare la cosiddetta FASE 2.
- Cercare di riempire la giornata di altri contenuti, con le persone care, se le avete vicino. Dedicarsi ai bambini attraverso il gioco condiviso, sarà un’attività che renderà la permanenza in casa più gioiosa e regalerà ai bambini un modo magari diverso di vivere il tempo e lo spazio in casa con mamma e papà, ed anche voi genitori avrete senz’altro modo di scoprire degli aspetti dei vostri figli che magari in un periodo ordinario non avete avuto modo di apprezzare e di vivere. Siate genitori diversi! Dove per diversi intendo anche più comprensivi!
- Immergersi in una qualche attività che avremmo voluto fare e che abbiamo sempre trascurato. Quando questa non c’è semplicemente vivere il momento presente, lasciandosi andare a quello che ci va più di fare. In alcuni momenti può essere anche oziare, va bene così. Imparate ad avere rispetto di voi stessi!
- Usate i mezzi di comunicazione virtuale per comunicare con i vostri cari, e comunicare anche le vostre emozioni di ansia, tristezza, le vostre paure rispetto al futuro, se ci sono! Anche se abbiamo spesso demonizzato la tecnologia, in questo può essere una nostra alleata, se sappiamo sfruttarla al meglio!
- Pratica attività fisica, nel limite delle tue possibilità. Aiuterà nella produzione dell’endorfina, l’ormone del benessere!
- Non aspettare a chiedere aiuto ad un esperto se senti che le tue paure si trasformano in angoscia o ancora peggio in ansia, o se ti senti molto più di morale!
di Ada Capparelli Psicologa Psicoterapeuta